Gli alberghi lifestyle: nuovo eldorado per le trasferte professionali

Scoprite le strategie di questi nuovi stabilimenti che si ancorano sempre più nel tessuto urbano per attirare i residenti locali.

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Dopo l’ondata degli alberghi boutique degli anni 1990, gli anni 2010 hanno visto dilagare un’offerta «lifestyle» che viene a rompere i codici dell’industria alberghiera tradizionale. Come? Quali sono le strategie adottate da questi alberghi?

Dalla sua creazione, Airbnb ha sconvolto completamente le nostre abitudini di viaggio. I turisti desiderano ormai vivere un’esperienza unica, a casa degli abitanti, a contatto con i residenti locali. I professionisti dell’industria alberghiera hanno dovuto adattarsi a questo nuovo modo di concepire l’ospitalità e trovare delle soluzioni per reinvestire il territorio occupato dalla piattaforma collaborativa 

Strategia 1: una location nel cuore delle città

Il 7 gennaio scorso, a prossimità della gare du Nord, è stato inaugurato il primissimo indirizzo parigino dell’insegna 25Hours. Questa catena tedesca (nella quale Accor ha una partecipazione del 30 % al suo capitale) ha la particolarità di aprire degli alberghi dal design forte, ispirato alla città nella quale si installano. Al 25Hours Terminus Nord, le camere hanno i colori vivaci dell’Africa e dell’Asia, l’accoglienza ricorda i chioschi dei giornalai parigini, il ristorante Neni serve una cucina israeliana, rumena e spagnola e il Sape Bar diventa il luogo d’incontri dei nottambuli del quartiere.

La catena, che ha portato il suo concetto in nove città dalla sua creazione ad Amburgo nel 2005, prevede di conquistare Firenze e Dubaï nel 2020. Come gli alberghi di una volta, la tendenza va verso un’installazione nel cuore della città rispecchiando il modello della catena 25 Hours. I giovani germogli dell’ospitalità privilegiano quindi le città alla moda, dalle quali traggono ispirazione per il loro look and feel.  

Strategia 2: l’apertura degli spazi

Il lobby et la hall dell’albergo non sono più dei luoghi di passaggio, dove non si fa altro che recuperare le chiavi. In questi alberghi lifestyle, i muri sono stati aboliti. È il caso della giovane catena Okko Hôtels, che ha creato uno spazio chiamato le Club, con libero accesso 24h/24 e che offre un open bar, della ristorazione leggera, una biblioteca, dei computer, una sauna e una sala fitness. Proprio come nel lounge di un aeroporto o in un open space di start-up, i clienti possono ritrovarsi per lavorare, rilassarli, sgranocchiare qualcosa o discutere.

Dare vita alle lobby è anche un’ottima idea per trarre profitto da questo spazio non utilizzato. A questo scopo, gli albergatori aprono anche i loro servizi di portineria agli abitanti del quartiere. Quando alcuni propongono una portineria, Accor si spinge oltre lanciando l’app Accor Local, che elenca tutti i servizi dell’albergo – ristorazione, sport, benessere, bellezza, tempo libero – accessibili agli abitanti del quartiere.

Anche i bar dell’albergo vanno a gonfie vele e diventano il punto nevralgico della vita notturna locale. In collaborazione con il gruppo sbe, specialista della ristorazione, della mixologia e del tempo libero, Accor ha appena lanciato un nuovo marchio di lusso, The House of Originals. È attualmente composto dal Sanderson e dal St. Martins Lane a Londra, dal 10 Karakoy a Istanbul e dal Shore Club a Miami Beach. Altri cinque alberghi sono in preparazione nelle città chiave, quali Dubaï, Londra e Parigi. Accor beneficia anche della competenza di sbe (che conta in totale 29 alberghi, 180 ristoranti, discoteche e bar) in termini di offerte culinarie e culturali e nell’arte del cocktail.    

Strategia 3: il coworking per mescolarsi con il tessuto locale

Basta con il business center impersonale in fondo al corridoio, anche gli spazi di lavoro sono ripensati come dei luoghi in cui si mescolano clienti/viaggiatori d’affari e residenti/lavoratori indipendenti. D’altra parte, questi spazi di coworking non sono la prerogativa della nuova generazione di alberghi lifestyle quali l’olandese Citizen M o il francese Mama Shelter e i suoi Mama Works.

Anche le insegne più classiche si lanciano: Mercure et ses Easywork ; Holiday Inn e i suoi Open Lobby; o ancora il Crowne Plaza ei suoi Spazi di lavoro Plaza. Senza dimenticare i recenti Bob Hotel del gruppo Elegancia, vicino alla stazione di Montparnasse – dotati di diversi spazi di lavoro, fra i quali una lobby e una biblioteca il cui nome significa «Business on Board». Il gruppo Accor desidera anche far decollare la sua attività di co-working nel 2019. Prima fase: il Wojo Corner Paris Montmartre del marchio Wojo – ex-Nextdoor e contrazione di «work» e «modjo».

Questi spazi di lavoro consentono anche agli albergatori di farsi conoscere presso reti diverse da quelle legate ai viaggi. A tal punto che una start-up, AirOffice, ha lanciato nel gennaio 2017 una piattaforma di messa in relazione fra alberghi e coworkers, inventando così il concetto di FreeWorking.

Questi stabilimenti, ben insediati nella vita del quartiere, dove soggiorno e coworking vanno perfettamente d’accordo, sconvolgono il viaggio d’affari della vecchia scuola. Rispondono ai desiderata di un business traveller che cambia, diventato un nomade urbano che ha sete di esperienza e alla ricerca di uno stile di vita.  

Pubblicato da Thi bao per 12/11/2019 Crediti fotografici: © Accor

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